Wednesday, September 2, 2009

Un sogno che ho fatto la notte scorsa

C'è un'abbazia che ospita le spoglie terrene di un santo. Una volta l'anno, per tradizione, il sarcofago viene aperto e i monaci più anziani ricompongono il corpo (lo scheletro, oramai), rassettandone o rinnovandone le vesti e gli ornamenti. Un tempo questa era una grande occasione di festa: il sarcofago aperto veniva issato sull'altare maggiore e il popolo tutto andava a rendere omaggio al santo. Oggi invece i visitatori sono molti meno, e il feretro non viene collocato su alcun altare, ma steso su un tavolo di lavoro in un angolo d'una sagrestia - in una stanza abitata, normalmente luogo della vita quotidiana, in mezzo a oggetti d'uso quotidiano (c'è perfino un grosso televisore che incombe proprio sul tavolo in questione, e ovunque affollamento di cose, un vivo e vitale disordine).

Una tradizione che invece non è cambiata è quella per cui - dalle porte della torre inaccessibile ove il santo è custodito negli altri 364 giorni dell'anno - il pesante sarcofago intarsiato viene trasportato fino al tavolo da un solo uomo, un monaco giovane che si offre volontario per esprimere in tal modo la propria devozione. Si tratta di un compito immane (in epoca medievale, certamente, più d'un monaco è rimasto ucciso nello svolgerlo): io che assisto alla festa come visitatore, e sono uno dei pochi, vedo l'uomo caricarsi sulle spalle questo peso enorme, che sarebbe troppo anche per due o tre uomini, e correre, correre arrancando furiosamente, per giungere a depositarlo prima d'esserne schiacciato a morte. Giunto alla sagrestia il monaco si lascia cadere con la cassa in spalla sul tavolo sotto il grande televisore, e svanisce. Inizialmente penso sia stato schiacciato, spappolato come un insetto tra il sarcofago e il tavolo, ma poi mi avvedo che si è lasciato cadere di lato, nello spazio sottile tra il tavolo e il muro, e lì giace a terra come morto (qualche tempo dopo noterò un movimento della sua gamba, da cui capirò che è ancora vivo, se pur esausto). Nel frattempo vedo anche che la bara è posata sul tavolo, ma di traverso, e rischia di cadere. C'è accanto un altro giovane monaco (credo con in mano un incensiere), che so trovarsi lì proprio per questa eventualità: suo è il compito di posizionarla correttamente, come il portatore esausto non ha certamente potuto fare. Egli sembra però intimorito (dalla sacralità della reliquia? è a disagio nell'avere a che fare con un cadavere? o semplicemente teme di sbagliare e che la preziosa cassa cada?), e infatti la tocca con esitazione, quasi come se la saggiasse, e invece di riuscire a spingerla in posizione la fa cadere rumorosamente verso di sè. Poco male: nessuno è ferito, e la cassa - che non si è aperta - viene sollevata con fatica da un paio di persone (compreso il chierico che ha sbagliato) e sistemata finalmente sul tavolo in maniera sicura.

Passa un po' di tempo. Vengono uno o due monaci anziani ad aprire il sarcofago. Provo un po' di timore, perché sto per vedere un cadavere, ma sono anche (morbosamente?) curioso. Tolto il coperchio, l'interno della bara è interamente coperto da un velo bianco, forse con un ricamo di fiorellini rosa. Il monaco anziano sta benedicendo. Io provo un certo sollievo (perché lo scheletro non è visibile?), anzi, sono sempre più rassicurato. Constato che quasi tutti se ne sono andati - anzi, sono rimasto l'ultimo turista a perseverare, l'unico che gironzola dentro e fuori dalla porta della sagrestia aspettando di vedere che cosa succederà dopo. Non ci sono neppure i monaci giovani. Presumo che gli altri siano andati via per il timore di vedere un cadavere, e penso che sono stati un po' sciocchi. Dopo qualche tempo effettivamente il velo bianco viene tolto, e vedo il corpo del santo: è ridotto a uno scheletro, con solo qualche brandello di materia non ossea (più saponificata che non mummificata?) ancora attaccato, ma nel complesso mi appare come se fosse di pietra. Sì, ha l'aspetto di qualche antichissimo bassorilievo raffigurante uno scheletro. Indossa, inoltre, una mitra da vescovo, un ampio medaglione o collana sopra una tunica porpora, e altri paramenti sacri. Non mi fa alcuna paura o disgusto. Affettuosamente, i monaci anziani si dedicano a curare le spoglie del santo - credo che le rivestano, ne puliscano i gioielli e cose simili. Assistere a questa loro attività mi riempie di un profondo, profondo senso di pace.

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