Due settimane or sono, nell'ambito della manifestazione CON-VIViO organizzata a Monza da La Chiave di Giano, nell'arco di due giorni partecipo:
- al live Anger Control di Stefano Padovan (A.L.T.), che come situazione iniziale ha una seduta di terapia di gruppo. A Los Angeles.
- a una "demo" della campagna live Lucciole e Lanterne del gruppo Bergamo di Mezzo, unico evento che non rientra nel discorso che sto facendo - anche perché era essenzialmente uno scenario fantasy.
- all'ottimo Love is Blue di Fabrizio Bonifacio (che già conoscevo e di cui sono un sostenitore), piccolo capolavoro di suspense che utilizza (molto bene) i classici temi cinematografici del serial killer folle e del "gioco mortale", ma ponendo i giocatori in maniera molto convincente nel punto di vista delle vittime - persone normali la cui vita viene improvvisamente stravolta. Ambientazione? Da qualche parte in America.
- al magnifico Dubbio (Doubt), di cui anzi mi sono ritrovato in maniera imprevista a essere il "regista" (per la seconda volta nella mia vita, e sempre con grande piacere). Si tratta dell'edizione italiana di un gioco i cui autori sono svedesi. I personaggi principali si chiamano Tom, Julia, Peter e Nicole. (*)
Aggiungo che avevo in programma (ma la cosa è poi saltata per il - prevedibile - dilungarsi di Dubbio) di partecipare al live Sturm und Drang, creato internamente a La Chiave di Giano: un live tutto incentrato sui profondi drammi interiori dei molti personaggi e ambientato, come ho poi scoperto, nei non-luoghi della estrema provincia statunitense come visti in film quali Clerks.
Are you sensing a pattern here? Well, I am.
Non vedo perché "l'ambientazione di default" per i giochi di produzione italiana, giocati in Italia, quando non è fantasy debba essere "l'America". In particolare perché "l'America" rischia di risultare essa stessa un mondo di fantasia: per la maggior parte di noi è l'ambientazione dei film di Hollywood, qualcosa di visto in TV, un mondo conosciuto solo attraverso opere di fiction... non la vita vera.
E questo è un difetto di design.
Se abbiamo la volontà di "mettere in gioco" problemi reali, di far provare ai giocatori esperienze anche estreme, ma di persone vere... Oppure, se vogliamo partire da questo senso di realtà anche solo per poi appositamente stravolgerlo, come accade spesso nei giochi horror o nei thriller... allora, l'utilizzo della pseudo-America come "setting" è un errore di design. Significa introdurre un ulteriore filtro tra giocatori e gioco (come se ce ne fosse in qualche modo bisogno!): il filtro di un mondo praticamente fantasy, appunto, perché esperito solo mediante fiction. Un appiglio in più per giocare "safe", se si vuole, ma non certo una spinta in più a mettersi intimamente in gioco.
* Dubbio, se si vuole, ha anche una giustificazione, nel fatto di essere "l'edizione internazionale" di un gioco svedese. Va riconosciuto che proprio l'editore NarratTiva, là dove era veramente indispensabile al funzionamento del gioco -- e cioè con Sporchi Segreti/Dirty Secrets -- ha osato un adattamento che non fosse semplice traduzione linguistica, "italianizzando" il gioco come infatti si doveva. Ma la prossima volta che giocherò a Dubbio voglio provare, sinceramente, a cambiare i nomi dei personaggi con versioni italiane. Basterà questo a togliere i giocatori-attori dall'imbarazzo (sempre palpabile) di non poter dichiarare alcunché di geograficamente connotato poiché non sono in alcun luogo, come in certi vecchi adattamenti televisivi Mediaset di serie animate giapponesi?
E pensa ai francesi che giocano a Dubbio, costretti ad andare nella romantica Parigi. :P
ReplyDeletericonosco la ragionevolezza del proposito, tuttavia non credo possa o debba partire dai giochi di ruolo. Al momento attuale, per noi italiani l'italia è parzialmente esclusa dall'immaginario di certi generi. E' una cosa che si può risolvere solo alla radice, facendo bei film, scrivendo bei libri, disegnando bei fumetti, ecc ecc. ambientati in italia. Dal canto mio ho un'idea per Soma, ma non me la sento di condannare nessuno per non aver usato l'italia nel suo gdr...
ReplyDelete