Wednesday, September 16, 2009

First playtesting! OMG!

Yesterday evening I run the first ever playtest game of Intrigue onboard the Fleur-de-lis (link to alpha draft). Thanks to my uber-awesome friends Nicola Ferrari (who also volunteered to host the game, at a very short notice - "very short" as in: less than 2 hrs) and Lorenzo Marcheselli (who also drove me to Nicola's place).

The good:
  • Both Nicola and Lorenzo said they enjoyed the game.
  • The fundamental concept of the game is indeed viable.
  • The basic structure of it appears to hold water (ah-ah!).
  • The game sort of automatically generates actual play reports. I didn't think of it, so kudos to Nicola for pointing this out.
  • Intelligent apes with jedi swords. No kidding. And ancient table forks.
The bad:
  • Too long! I was aiming for 3 hrs or less, but hadn't we improptu cut it short by arbitrarily removing a round of Charts from Open Sea mid-game, it would have lasted 4 hrs or more.
  • Too exhausting! My brain still haches from the effort of keeping all the pieces of information together. Two hours and a half into the game, I had an expression of pain on my face and was longing for it to end... I was almost crying for sweet, sweet release! (Luckily, my friends disagree with me, or so they say. Is this a game for murder mistery enthusiasts, maybe?)
  • My math sucks! All of the dice rolls were piece-of-cake, with base numbers no lower than twice the target numbers. Not a single player marked any Xs on his character sheet in the whole game.
  • Too much writing, and too much time spent writing. The worst is, I still can't think of a workaround.
  • There are a few grey areas in the mechanics, in dire need of clarification or - you know - to actually be designed. No big deal: this is what playtesting is for.

Things I'm probably going to change in the next playtest run (and I suggest you consider in case you do attempt to play the game):
  • Each player only prepares 3 "Charts" (one per type, period). You still discard one per type before starting the game, so you're going to have a total of 6 in play (instead of 9).
  • The Tangle Rating only increases by 1 per 4 scenes played (as opposed to 3). It does not further increase with Acts concluding (which was a mess anyway): just count scenes.

Also, a very special and heartfelt thank goes to the overwhelmingly awesome Dan Maruschak, who took the time to wade through the linguistic horror of my draft and provide precious editing suggestions. A native-English-speaker editor! I still can hardly believe so much kindness exists in the world, but here's proof it does.
I will integrate Dan's corrections in the next draft (be it an Alpha.2 or a Beta version), together with any substantial changes emerging from playtests.

Thanks again, Nicola, Lorenzo and Dan!

Monday, September 14, 2009

Intrigue onboard the Fleur-de-lis

My entry for Game Chef 2009 is online and was submitted, like, one hour ago for a Two Weeks medal.
This makes it the first entry I ever submitted on time for any Game Chef ever.

With some luck, I'll be running a playtest tonight.
This would make it my first playtested entry into any contest whatsoever.

Il mattino del 13 settembre 2009 maturai l'asettico sospetto che il futurismo fosse morto, d'inedia.

Nella ovattata semitenebra del mattino che grava cronica e imperterrita sui miei bulbi oculari, li odo incessanti rigurgitare pensieri compri o prestati.
Della vocina stridula che sola si leva gravida di futuro, sbranando a due a due le parole scritte che stente non saziano la sua bramosia, inevitabile è a lungo termine la riduzione a fatto statistico, tanto che già la pregusto tremulo nella bocca asciutta e televisionata.
E il veicolo in movimento è già qui che perde velocità pur mentre l'acquista, zio Marinetti, scusa.

Sunday, September 13, 2009

All I need to know I learned from Edgar Allan Poe

Yes, I had a feeling that re-reading The Narrative of Arthur Gordon Pym was key to completing my game/entry, but as I discovered yesterday morning... I was actually underestimating the importance of it!
In fact, casual mention by Poe lead me to discover the existence of monsieur Kerguelen. Starting from there, everything easily fell into place like a deliberate, carefully crafted puzzle the wacky side of History had a lot of fun leaving for me to solve.
Now I just need to write a set of Omens (random encounter cards of a sort) before I can submit the draft and begin playtesting it.

Thursday, September 10, 2009

Getting closer to having an entry to brag about

Done:
  • a draft of the rules.

To do:
  • nail down the (historical and geographical) setting, down to naming the three main characters;
  • write a deck of random encounter cards;
  • playtesting.

I missed a 1st week medal, but thanks Jay Walton for thinking of a "2 weeks" milestone. Playtesting is unlikely to happen within said two weeks, but a full first draft is definitely gonna be uploaded in time, people!

Wednesday, September 2, 2009

Un sogno che ho fatto la notte scorsa

C'è un'abbazia che ospita le spoglie terrene di un santo. Una volta l'anno, per tradizione, il sarcofago viene aperto e i monaci più anziani ricompongono il corpo (lo scheletro, oramai), rassettandone o rinnovandone le vesti e gli ornamenti. Un tempo questa era una grande occasione di festa: il sarcofago aperto veniva issato sull'altare maggiore e il popolo tutto andava a rendere omaggio al santo. Oggi invece i visitatori sono molti meno, e il feretro non viene collocato su alcun altare, ma steso su un tavolo di lavoro in un angolo d'una sagrestia - in una stanza abitata, normalmente luogo della vita quotidiana, in mezzo a oggetti d'uso quotidiano (c'è perfino un grosso televisore che incombe proprio sul tavolo in questione, e ovunque affollamento di cose, un vivo e vitale disordine).

Una tradizione che invece non è cambiata è quella per cui - dalle porte della torre inaccessibile ove il santo è custodito negli altri 364 giorni dell'anno - il pesante sarcofago intarsiato viene trasportato fino al tavolo da un solo uomo, un monaco giovane che si offre volontario per esprimere in tal modo la propria devozione. Si tratta di un compito immane (in epoca medievale, certamente, più d'un monaco è rimasto ucciso nello svolgerlo): io che assisto alla festa come visitatore, e sono uno dei pochi, vedo l'uomo caricarsi sulle spalle questo peso enorme, che sarebbe troppo anche per due o tre uomini, e correre, correre arrancando furiosamente, per giungere a depositarlo prima d'esserne schiacciato a morte. Giunto alla sagrestia il monaco si lascia cadere con la cassa in spalla sul tavolo sotto il grande televisore, e svanisce. Inizialmente penso sia stato schiacciato, spappolato come un insetto tra il sarcofago e il tavolo, ma poi mi avvedo che si è lasciato cadere di lato, nello spazio sottile tra il tavolo e il muro, e lì giace a terra come morto (qualche tempo dopo noterò un movimento della sua gamba, da cui capirò che è ancora vivo, se pur esausto). Nel frattempo vedo anche che la bara è posata sul tavolo, ma di traverso, e rischia di cadere. C'è accanto un altro giovane monaco (credo con in mano un incensiere), che so trovarsi lì proprio per questa eventualità: suo è il compito di posizionarla correttamente, come il portatore esausto non ha certamente potuto fare. Egli sembra però intimorito (dalla sacralità della reliquia? è a disagio nell'avere a che fare con un cadavere? o semplicemente teme di sbagliare e che la preziosa cassa cada?), e infatti la tocca con esitazione, quasi come se la saggiasse, e invece di riuscire a spingerla in posizione la fa cadere rumorosamente verso di sè. Poco male: nessuno è ferito, e la cassa - che non si è aperta - viene sollevata con fatica da un paio di persone (compreso il chierico che ha sbagliato) e sistemata finalmente sul tavolo in maniera sicura.

Passa un po' di tempo. Vengono uno o due monaci anziani ad aprire il sarcofago. Provo un po' di timore, perché sto per vedere un cadavere, ma sono anche (morbosamente?) curioso. Tolto il coperchio, l'interno della bara è interamente coperto da un velo bianco, forse con un ricamo di fiorellini rosa. Il monaco anziano sta benedicendo. Io provo un certo sollievo (perché lo scheletro non è visibile?), anzi, sono sempre più rassicurato. Constato che quasi tutti se ne sono andati - anzi, sono rimasto l'ultimo turista a perseverare, l'unico che gironzola dentro e fuori dalla porta della sagrestia aspettando di vedere che cosa succederà dopo. Non ci sono neppure i monaci giovani. Presumo che gli altri siano andati via per il timore di vedere un cadavere, e penso che sono stati un po' sciocchi. Dopo qualche tempo effettivamente il velo bianco viene tolto, e vedo il corpo del santo: è ridotto a uno scheletro, con solo qualche brandello di materia non ossea (più saponificata che non mummificata?) ancora attaccato, ma nel complesso mi appare come se fosse di pietra. Sì, ha l'aspetto di qualche antichissimo bassorilievo raffigurante uno scheletro. Indossa, inoltre, una mitra da vescovo, un ampio medaglione o collana sopra una tunica porpora, e altri paramenti sacri. Non mi fa alcuna paura o disgusto. Affettuosamente, i monaci anziani si dedicano a curare le spoglie del santo - credo che le rivestano, ne puliscano i gioielli e cose simili. Assistere a questa loro attività mi riempie di un profondo, profondo senso di pace.

Tuesday, September 1, 2009

18 sillabe

Momiji di plastica
nel ferro d'una rete di cantiere.

Rafu

Note: sono fermamente convinto che non sia necessariamente il numero delle sillabe (17) a fare uno haiku, almeno quando decidiamo di chiamare haiku un componimento in una lingua diversa dal giapponese - gli aspetti contenutistici, in tal caso, mi paiono ben più importanti (eufemismo). Questa è però la prima volta che scrivo qualcosa di contenutisticamente molto vicino a uno haiku in un numero di sillabe tanto vicino a diciassette.